Alberto Giacomo Spiridione Martini
				(Oderzo, 24 novembre 1876 – Milano, 8 novembre 1954)
				 Disegnatore, illustratore e pittore 
				italiano, precursore del movimento surrealista.
				
				Alberto Giacomo Spiridione nasce da Maria dei Conti Spineda de 
				Cattaneis, antica famiglia nobile trevigiana, e da Giorgio 
				Martini, pittore naturalista e professore di disegno.
				Tra il 1890 e il 1895 sotto 
				la guida del padre, Alberto inizia a dipingere e a disegnare 
				continuando così la tradizione familiare. In effetti, i parenti 
				materni del padre erano noti decoratori e mosaicisti veneziani.
				Durante gli anni della formazione, Martini realizza innumerevoli 
				disegni, rivelando da subito una particolare predilezione per la 
				grafica. Pur dedicandosi alle matite grasse, realizza anche oli, 
				acquarelli e tempere di piccolo formato grazie ai quali, 
				superato il mero esercizio scolastico, raggiunge i primi validi 
				risultati.
				I temi preferiti sono quelli della campagna trevigiana e dei 
				contadini al lavoro: quindi l'uomo e il suo rapporto con la 
				natura vista nel suo divenire (ad es. Antica gualchiera 
				trevigiana, 1895). Si esercita anche su fiori e conchiglie, che 
				studia in modo analitico, lasciando una serie di acquarelli 
				molto belli.
				Al di là di un mero esercizio dal vero, sono temi attraverso i 
				quali Alberto mostra di assimilare la cultura figurativa 
				italiana ed europea tardoromantica, populista e umanitaria, 
				volta a cogliere dubbi e perplessità d'intonazione simbolista 
				sul senso della vita, piuttosto che a definire un ambiente.
				Tra il 1894 e il 1896 realizza le quattordici chine acquerellate 
				dell'Albo della morte, rivelando suggestioni culturali di 
				matrice nordica.
				
				Le illustrazioni dei classici
				
				Nel 1895 inizia la prima 
				serie di illustrazioni a penna in inchiostro di china per il 
				Morgante Maggiore di Luigi Pulci, che, tuttavia, presto 
				abbandona per dedicarsi alle illustrazioni per La secchia rapita 
				(1895-1935) di Alessandro Tassoni, continuate sino al 1903.
				I centotrenta disegni eroicomici per La secchia, in gran parte 
				opera giovanile, sono, nella definizione dello stesso Martini, 
				...una curiosa sfilata di soldatacci mangiati dalla fame e 
				pidocchiosi…[...].
				Queste opere testimoniano una grande abilità grafica di Martini, 
				che non ha ancora trent'anni, e chiudono l'esperienza giovanile 
				sul piano di precise fonti letterarie e influenza nordiche. Pur 
				nella puntuale referenzialità del testo (la vena burlesca di 
				Tassoni, la sua truculenza barocca e l'enfasi litografica del 
				"sublime" basso), i personaggi elaborati da Alberto sembrano 
				mutare in una sorta di grottesco rivoluzionario che proclama la 
				libertà d'azione e d'invenzione sul personaggio.
				Evidente, in queste opere, l'influsso della grafica manierista 
				tedesca cinquecentesca (l'interesse per Dürer, Luca di Leida, 
				Urs Graf, Baldun Grien e ammira Sattler) recuperata attraverso 
				una peculiare lettura simbolista.
				Nel 1896-97 Esegue una serie di 30 disegni a penna in inchiostro 
				di china che intitola La corte dei miracoli.
				Inizia a illustrare il ciclo grafico per il Poema del lavoro che 
				porterà a termine nel 1898 (in totale 9 disegni a penna in 
				inchiostro di china).
				Nel 1897 espone alla II Biennale di Venezia 14 disegni per La 
				corte dei miracoli che l'anno seguente verranno presentati a 
				Monaco di Baviera e all'Esposizione Internazionale di Torino con 
				i disegni per Il Poema del lavoro.
				Nel 1898 Martini soggiorna 
				a Monaco e lavora come illustratore per le riviste Dekorative 
				Kunst e Jugend. Determinante risulta, la primavera di 
				quest'anno, l'incontro dell'artista con Vittorio Pica in 
				occasione dell'Esposizione Internazionale di Torino: sarà il 
				noto critico napoletano a sostenerlo d'ora in poi, proponendo la 
				sua arte in ambito italiano ed europeo.
				
				Le cromolitografie
				Nel 1899 con i disegni per 
				Il poema del lavoro partecipa alla III Biennale di Venezia, che 
				verranno in seguito esposti a Monaco e a Berlino. A partire da 
				questo anno esegue una serie di diciannove cromolitografie 
				(cartoline postali illustrate, manifesti per Carnevale o 
				veglioni e affiches pubblicitarie) per le case litografiche 
				Longo e Zoppelli di Treviso.
				Si tratta di lavori d'ispirazione vagamente liberty con evidenti 
				richiami alla Secessione e al gusto preraffaellita inglese. 
				Vittorio Pica offre intanto all'artista di collaborare come 
				illustratore alla rivista Emporium e ai fascicoli Attraverso gli 
				Albi e le Cartelle.
				Nel 1901 esegue il primo ciclo di 19 disegni a penna 
				acquarellati per l'edizione illustrata de "La Divina Commedia" 
				promossa dal concorso Alinari di Firenze. Partecipa alla IV 
				Biennale di Venezia con i disegni per La secchia rapita che in 
				parte sono acquistati dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di 
				Roma.
				Nel 1903 termina le illustrazioni per La secchia rapita (130 
				disegni a penna in inchiostro di china) e ne espone alcune alla 
				V Biennale di Venezia.
 
				
				L'esperienza europea
				Nel 1904 effettua un breve 
				soggiorno a Parigi. Disegna i primi ex libris per Antonio 
				Fogazzaro, V. Pica, G. Rovetta e Tom Antongini. Si dedica a un 
				altro ciclo grafico dal titolo La lotta per l'amore (disegni a 
				penna e pennello in inchiostro di china).
				Partecipa con successo a una rassegna a Londra.
				Nel 1905 completa la serie La lotta per l'amore (in totale 86 
				disegni). Inizia le illustrazioni per La parabola dei celibi con 
				cui partecipa alla VI Biennale di Venezia. Nel mese di luglio 
				inizia a eseguire le tavole illustrative per i racconti di Edgar 
				Allan Poe, cui lavorerà sino al 1909 e oltre, inaugurando un 
				periodo di grande intensità creativa nell'ambito della grafica a 
				spunto letterario.
				Il 1907 è un anno 
				importante, grazie ai contatti intessuti da Vittorio Pica: 
				infatti l'artista inizia l'illustrazione del Vert-vert di 
				Gresset con due disegni a penna in inchiostro di china.
				In occasione di una mostra personale presso la Leicester Gallery 
				si reca a Londra, ove conosce il celebre editore William 
				Heinemann; con il suo aiuto, nel 1914, Martini organizzerà nella 
				capitale inglese una mostra personale alla Galleria Goupil.
				Partecipa alla VII Biennale di Venezia esponendo, nella sala 
				L'arte del sogno, due splendidi oli, intitolati Notturno e Nel 
				sonno e alcuni disegni tra i quali La bellezza della donna.
				Si reca per un breve soggiorno a Parigi dove, ancora tramite 
				Pica, incontra Gabriel Mourey, scrittore e collaboratore dalla 
				Francia per la rivista bergamasca "Emporium", ed Eugène 
				Rodriguez, presidente della società "Les cent bibliophiles".
				
				La grafica a spunto letterario
				
				Nel 1908 In autunno 
				partecipa alla Mostra di belle arti di Faenza, nella sezione del 
				"Bianco e nero", esponendo alcuni disegni della Parabola dei 
				celibi, alcune illustrazioni per Poe e altre opere ispirate alla 
				città di Venezia. A questo anno risale una fitta corrispondenza 
				di Martini con lo scrittore simbolista russo Valerij Brjusov, 
				conosciuto probabilmente durante il soggiorno a Monaco nel 1898.
				Presso l'editore londinese Heinemann viene pubblicato un volume 
				di novelle di Perceval Landon, Raw Edges - Studies and Stories 
				of These Days, contenente quattro illustrazioni di Martini.
				Nel 1909 esegue tre disegni 
				a penna in inchiostro di china: Crepuscolo veneziano, Una pagina 
				crudele e Sogno. Partecipa alla VIII Biennale di Venezia con i 
				disegni a penna La bella straniera, Murano e con otto 
				illustrazioni per le Storie straordinarie di Poe. Esegue una 
				serie di disegni per l'opera di Stéphane Mallarmé, Poemucci in 
				prosa e le prime tavole per il Macbeth di Shakespeare, cui 
				l'artista lavorerà sicuramente sino al 1911.
				Nel 1910-11 esegue le 
				tavole illustrative per il poema tragico di E. A. Butti Il 
				castello del sogno (1910), edito dai Fratelli Treves di Milano.
				In seguito alla morte del padre, avvenuta il 28 ottobre 1910, 
				Martini si trasferisce con la madre a San Zeno, nella campagna 
				di Treviso. A questo periodo risalgono le illustrazioni più 
				significative eseguite per l'Amleto di Shakespeare, il ciclo 
				grafico per le poesie di Paul Verlaine (55 disegni a penna 
				colorati a pastelli) e una serie di puntesecche quali La sirena 
				dormiente, Le figlie di Leda, La sirena e il mostro.
				
				La pittura a pastello
				Nel 1912, incoraggiato da 
				Pica, Martini si dedica alla produzione pittorica, facendo uso 
				soprattutto della tecnica del pastello.
				Esegue le "Sinfonie del sole" (L 'Aurora, La notte, I fiumi) e 
				il pastello Farfalla gialla, esempio delle numerose opere di 
				questi anni caratterizzate dal tema della donna-farfalla. Il 
				medesimo soggetto ricomparirà nel 1915, in una serie di 
				litografie intitolata "Farfalle".
				Partecipa alla X Biennale di Venezia con i disegni a penna in 
				inchiostro di china Autoritratto, Vittorio Pica, Hans St. Lerche.
				Nel 1914 è presente alla XI 
				Biennale di Venezia dove espone, insieme ai ritratti della 
				marchesa Luisa Casati e della contessa Revedin, il pastello 
				Arlecchino.
				Le 
				litografie
				
					
						
						
						
						 
						
						
							Una delle 
							cartoline della serie Danza Macabra.
					 
				 
				Allo scoppio del primo 
				conflitto mondiale, esegue 54 litografie intitolate Danza 
				macabra, tramite le quali rivela il suo sentimento 
				antitedesco. Stampate in formato cartolina, vengono distribuite 
				tra gli alleati quale propaganda contro l'impero austroungarico: 
				a tale proposito, va ricordato che Charles Carry, addetto 
				all'Ambasciata inglese di Roma gli invia i suoi complimenti 
				uniti alla richiesta di una serie completa per l'Ambasciatore 
				inglese presso il Quirinale; anche il pittore Federico 
				Zandomeneghi rimane colpito e "impaurito" dalla "fantasia 
				infinita" di Martini.
				L'artista inizia anche una serie di litografie, terminate nel 
				1915, per il poema grafico Misteri, contenente sei illustrazioni 
				(Amore, Morte, Infinito, Follia, Sogno, Nascita). L'opera, 
				preceduta da un commento di Emanuele di Castelbarco, verrà 
				pubblicata dalla casa editrice "Bottega di Poesia" nel 1923.
				Nel mese di dicembre muore la madre dell'artista.
				Il 
				periodo bellico
				Nel 1916, in maggio, alla 
				Leicester Gallery di Londra, espone quattro serie della Danza 
				macabra, Gli orrori della guerra, sei disegni per Poe e la 
				litografia Avanti Italia. In settembre, a Liverpool, partecipa a 
				una mostra collettiva organizzata sempre dalla Leicester Gallery: 
				in questa sede, oltre alle opere esposte a Londra, presenta le 
				serie litografiche Farfalle e Bocche.
				Nel 1917-18 a Bologna, in 
				attesa di partire per il fronte, Martini inizia a miniare, con 
				inchiostro di china e acquarelli colorati, le ballate Les 
				Orientales di Victor Hugo portate a termine nel gennaio 
				dell'anno successivo.
				
				L'ispirazione teatrale
				Nel 1919, in gennaio, si 
				inaugura la mostra personale presso la galleria di Lino Pesaro a 
				Milano. Agli anni 1919-20 risale l'interesse di Martini per il 
				teatro: realizza infatti 84 disegni a penna e acquarello 
				colorato e sei tavole a tempera per i costumi del balletto Il 
				cuore di cera. In tale occasione l'artista si occupa anche della 
				coreografia e del canovaccio letterario.
				Nel 1920 Torna a esporre, 
				insieme allo scultore Hans St. Lerche e al pittore Mario 
				Cavaglieri, alla Galleria Pesaro. Il catalogo della mostra reca 
				la presentazione di Vittorio Pica.
				Martini inizia il ciclo grafico di Trentun fantasie bizzarre e 
				crudeli che, completato nel 1922, verrà pubblicato nel 1924 
				dalle Edizioni Bottega di Poesia, dirette dal conte Emanuele di 
				Castelbarco Visconti Simonetta. Tramite Castelbarco, Martini 
				entra in contatto con i personaggi aristocratici del tempo, in 
				particolare nobildonne quali la principessa Paola d'Ostheim e 
				Wally Toscanini che gli commissioneranno numerose opere.
				Nel 1922 Partecipa alla 
				XIII Biennale di Venezia con il disegno a penna Ritratto del 
				marchese G.F.P., alcuni pastelli e 13 opere del ciclo Trentun 
				fantasie bizzarre e crudeli.
				Nel 1923 alla primavera di 
				quest'anno risale l'idea di Martini del Tetiteatro: un teatro 
				sull'acqua completamente inventato e dedicato, come dice il 
				nome, alla dea del mare Teti. "Fu nella primavera del 1923 che 
				inventai il Tetiteatro – scriverà Martini nella sua Vita 
				d'artista - un'invenzione teatrale che ha fatto il giro del 
				mondo rimanendo intatta, perché il giro del mondo non l'ha fatto 
				con l'autore. Un architettonico teatro terraqueo, uno strumento 
				gigante per le risonanze di una nuova voce e per nuove plastiche 
				teatrali".
				Martini esegue, infatti, ispirandosi a opere teatrali o musicali 
				di Wagner, Strauss, Eschilo, Wilde e altri, una serie di disegni 
				e scenografie per la realizzazione del suo teatro sull'acqua. 
				Tali illustrazioni verranno pubblicate nel volume Il Tetiteatro 
				ovvero il teatro sull'acqua di Alberto Martini, testo di 
				Emanuele di Castelbarco, edito nel 1924 da Bottega di Poesia.
				Nel 1924 espone alla XIV 
				Biennale di Venezia il pastello A Venezia, nel quale ritrae 
				Maria Petringa, sua futura moglie, che sarà per Martini fonte di 
				ispirazione per numerose opere, come testimonia la serie di 
				ritratti a lei dedicati quali il pastello L'album di Daumier del 
				1924, presentato alla Biennale di Venezia del 1926; Parrucca 
				bianca, opera esposta alla mostra del 1927 presso la Galleria 
				Scopinich di Milano; e l'olio Serenade - Maria con la chitarra 
				del 1928.
				Nel 1927 Martini esegue 
				disegni e dipinti per illustrare il numero di novembre-dicembre 
				della rivista "L'Eroica" . Decide di fondare, insieme ad altri, 
				un comitato per le onorificenze a Vittorio Pica: aderiscono a 
				tale iniziativa numerosi artisti italiani e stranieri.
				Nel 1928, a febbraio, la 
				proposta di Martini trova realizzazione nella mostra "Raccolta 
				internazionale d'arte offerta dagli autori in omaggio a Pica", 
				tenutasi a Milano alla Galleria Scopinich. Per l'occasione 
				Martini esegue una vignetta utilizzata per la copertina del 
				catalogo e un disegno in cui ritrae di profilo il volto di Pica.
				Il 
				periodo parigino
				Deluso e amareggiato 
				dall'ostilità dei critici italiani, che verso la fine degli anni 
				venti sembrano ignorare i suoi lavori, Martini si trasferisce a 
				Parigi ove trova amicizie altolocate e numerosi estimatori della 
				sua arte. A Parigi, Martini rimarrà sino al 1934, a eccezione di 
				qualche breve soggiorno in Italia e un viaggio a Berlino nel 
				1932.
				In questi anni la moglie, rimasta in Italia, lo raggiunge 
				periodicamente. Nella capitale francese Martini frequenta 
				l'ambiente dei critici e dei letterati. Stringe amicizia con 
				Solito de Solis, musicista e appassionato d'arte, che lo 
				introduce nei salotti aristocratici parigini.
				Inizia a dipingere "alla 
				maniera nera" eseguendo opere di impostazione surrealista: ne 
				sono esempio gli oli Conversazione con i miei fantasmi, Fiore 
				dello scoglio, La prigione sotterranea.
				1929-30: in questo periodo 
				parigino Martini, produce una cospicua serie di opere pittoriche 
				"alla maniera chiara": Martini torna a dedicarsi 
				all'illustrazione in bianco e nero di numerosi testi; esegue 
				infatti disegni a penna e acquarelli colorati per "Une saison en 
				enfer" di Rimbaud, "Les fleurs du mal" di Charles Baudelaire, "Poèmes 
				di Mallarmé", "L'homme qui rit" di Victor Hugo, "La croix de 
				bois" di Dorgelès, "La danse macabre" di M. Orland, "Les 
				destinées" di Alfred de Vigny.
				Nel 1930 partecipa alla XVII Biennale di Venezia con l'olio 
				L'uomo che crea.
				Nel 1932 si dedica in 
				particolar modo alle arti applicate: disegna una serie di 
				progetti per piccole sculture in vetro ispirandosi ai canoni 
				stilistici dell'art decò e del Novecento e una cinquantina di 
				illustrazioni per stoffe o carte da parati, probabilmente 
				commissionate dall'industriale tessile Adolfo Bogoncelli.
				Il 
				ritorno a Milano
				Nel periodo 
				1934-1940, a causa della precaria situazione finanziaria, 
				Martini è costretto a rientrare a Milano. Qui, in occasione 
				della triennale milanese, esegue il bozzetto per il trittico 
				Battaglia d'uomini e demoni; con quest'opera si impegna a 
				esaltare le conquiste del regime.
				Allo stesso tempo però, soprattutto tra il 1935 e il 1936, 
				rivela il suo acceso antinovecentismo tramite la pubblicazione 
				sulla rivista "Perseo" di disegni, didascalie e vignette 
				caratterizzati da una pungente vena satirica.
				Continua le illustrazioni, iniziate a Parigi nel 1929, per l'Aurelia 
				di Gérard de Nerval, che terminerà nel 1944. A questi anni 
				risalgono anche un disegno a penna in inchiostro di china per i 
				Fioretti di San Francesco, le tavole illustrative per il libro 
				Cuore di Edmondo De Amicis 
				(1936) e una serie di disegni per la tragedia di Guido Stacchini, 
				Il Titano liberato.
				Nel periodo 1941-1952 illustra con una serie litografica a 
				colori La vita della Vergine e altre poesie di R.M. Rilke. 
				Esegue inoltre un ciclo grafico per La vita di Cristo 
				(1943-1944).
				Nel dicembre 1946 partecipa alla "Esposizione internazionale di 
				ex libris e illustrazione del libro" al Museo di Belle Arti di 
				Nancy, dove gli viene conferito un diploma d'onore.
				Nel 1947 esegue dodici 
				puntesecche raccolte sotto il titolo Poema mitografico. In 
				questi anni Martini continua a dedicarsi anche all'attività 
				pittorica alternando a opere caratterizzate da un mediocre 
				naturalismo lavori resi con un realismo non privo di notevole 
				efficacia espressiva.
				Tra le pitture ad olio più interessanti vanno ricordate: Anime 
				gemelle (1945), Corteo di Venere (1949), La valle di Cleopatra 
				(1950). Nel 1952 espone alla XXVI Biennale di Venezia i disegni 
				a penna in inchiostro di china colorati a pastello dal titolo La 
				realtà e i sogni di gloria e La finestra di Psiche nella casa 
				del poeta.
				
				Testamento spirituale 
				L'8 novembre 1954 muore a 
				Milano, all'Ospedale Fatebenefratelli.
				Lascia un testamento spirituale, auspicando l'istituzione di un 
				museo dove custodire le memorie e i documenti del surrealismo 
				italiano che è stato. Ora c'è la
				 [ 
				http://www.oderzocultura.it/ Pinacoteca Civica Alberto Martini 
				di Oderzo].