Giulio Ulisse Arata (Piacenza, 21 agosto 1881 – Piacenza, 
				15 settembre 1962)
				Frequenta la scuola di 
				Architettura di Gazzola, seguendo le lezioni di Camillo Guidotti. 
				Dopo essersi diplomato intraprende la carriera di Militare a 
				Napoli dove avvia anche l'attività di stuccatore, dal 1902 al 
				1906, e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera. L'Arata, 
				dopo quest'esperienza, si distacca dalla maniera accademica per 
				dimostrarsi interessato all'Art Nouveau e quindi va ad 
				approfondire i suoi studi nella Capitale, dove si diploma nel 
				1906. Roma, in quel periodo, è caratterizzata dal gusto 
				eclettico di matrice classica, che influenzerà l'architettura di 
				Arata.
				Ritorna di nuovo a Milano 
				dove apre un proprio studio, dove collabora con imprese edili 
				limitandosi a progettare facciate. Riceve il suo primo incarico 
				di progettare una villetta in Via Mascaroni a Milano tra il 1907 
				e il 1908, anni che caratterizzeranno definitivamente lo stile 
				di Giulio Arata, combinando elementi del Modernismo e del 
				Secessionismo e rientreprentandoli in una maniera accademica 
				distorta. Nello stesso periodo è molto attivo a Napoli dove 
				progetta il complesso termale di Agnano (demolito quasi 
				completamente negli anni 60, del quale è rimasto solo il portale 
				dell'entrata). Le Terme rappresentano il culmine 
				dell'architettura di Arata, cioè il criterio di insermento di 
				un'ambiente costruito in uno naturale. Altro edificio da lui 
				realizzato nella città è Palazzo Mannajuolo in Via Filangieri, 
				dove viene notata una rilettura della rientreprentazione della 
				spazialità barocca che raggiunge il culmine nella bella scala 
				elicodiale.
				Intorno agli anni dieci lo 
				stile architettonico di Arata raggiunge il vertice, infatti egli 
				progetta le case Berri- Meregalli in Via Mozart e in Via Barozzi 
				a Milano, dove il Liberty si fonde con il Manierismo dei bugnati 
				e le decorazioni a mosaico in stile orientale. Dal 1914 
				collabora con alcune testate di riviste artistico-culturali e da 
				questo periodo, e per circa quindici anni, la sua architettura 
				continua con un lento e precoce distaccamento all'architettura 
				liberty, per ritornare all'ordine che fu imposto dal 
				nazionalismo provocato dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale 
				e che fece allontanare gradualmente i contatti artistici fra le 
				varie nazioni. In questo periodo è incaricato di progettare il 
				recupero del Centro storico di Bologna, la realizzazione del 
				Nuovo Ospedale Maggiore a Milano e lo Stadio di Bologna. A 
				partire dagli anni trenta ebbe un forte declino, perché era 
				ritenuto un architetto della vecchia generazione e quindi si 
				dedicò all'attività di 
				scrittore e professore fino alla morte.